Mutui e surroghe, primi segnali di un calo delle richieste
A giugno, dopo quasi tre anni di continua crescita delle domande, Crif registra il primo segno meno. Nel complesso, nel primo semestre del 2016, le istruttorie presentate alle banche sono cresciute ancora di un 15 per cento.
Stefania Aoi
Dopo 35 mesi di crescita continua dei mutui e delle surroghe, lo scorso giugno ecco la prima flessione di quasi un 5 per cento. Segnali di una prima inversione di tendenza. Anche se, in ogni caso, in questo primo semestre le richieste di nuovi mutui e surroghe da parte delle famiglie italiane, con tanto di istruttorie formali presentate agli istituti di credito, è aumentata ancora, segnando quasi un più 15 per cento rispetto al 2015 (dati Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie di Crif).
Con i tassi di interesse dei mutui al minimo storico molti italiani in questi ultimi anni hanno deciso di rinegoziare il vecchio mutuo, aperto quando il costo del denaro era più alto. Altri hanno scelto di acquistare un’abitazione ex novo. Merito anche delle banche che oggi concedono un mutuo più facilmente rispetto al passato. “Del resto, - spiega il direttore esecutivo di Crif Simone Capecchi - nel corso dell’ultimo anno si è ridotto il rischio, con il tasso di default a 180 giorni che a marzo 2016 per il comparto mutui si è collocato all’1,5 per cento. Siamo al livello più basso osservato negli ultimi 4 anni”. Ecco che è anche salito l’importo medio richiesto e concesso, magari da rimborsare su un periodo più lungo, ovvero tra i 16 e i 20 anni. É per questa soluzione che optano il 23,6 per cento dei richiedenti un mutuo. Mentre un 20,7 per cento decide di saldare il debito in un periodo che va tra i 21 e i 25 anni.
Ciò che sembra essersi arrestato in questi primi sei mesi dell’anno è invece il trend di costante contrazione dell’importo medio richiesto pari a 122.519 euro, in linea con quello del corrispondente periodo dell’anno precedente (-0,5%). Addirittura nel mese di giugno il valore medio richiesto si è attestato a 122.992 euro, superiore, seppur di poco, a quello registrato nello stesso mese dell’anno precedente quando era risultato pari a 122.671 euro. Certo siamo lontani dai numeri che si avevano a giugno del 2010: allora l’importo medio richiesto era pari a 140.104 euro. Ma, nell’immediato, sembra difficile un ritorno agli importi degli anni pre-crisi. Le preferenze degli italiani si sono di nuovo concentrate nella classe compresa tra 100mila e 150mila euro, con una quota pari al 29,4 per cento del totale. Nel complesso quasi 4 domande su 5, il 78,1 per cento del totale per la precisione, presentano un importo inferiore ai 150mila euro.
“Vedremo ora se nella seconda metà dell’anno – conclude Capecchi - se ci saranno nuove iniziative come l’innalzamento dell’Loan to value e quindi degli importi concessi o ancora l’adozione di agevolazioni fiscali per dare impulso al settore dei mutui casa. Gli istituti di credito dovranno comunque lavorare alla costruzione di un’offerta innovativa del prodotto mutui che non potrà prescindere da un presidio sempre maggiore dei canali digitali”.
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