Case all’asta, in sei mesi raddoppiano in Puglia
Le procedure crescono in tutta Italia del 5,4 per cento raggiungendo le 30.200. Ma l’Italia viaggia a due velocità: a nord il numero di immobili è diminuito di un 18 per cento, a sud è cresciuto del 46 per cento.
Stefania Aoi
Boom di case all’asta nel sud Italia. In sei mesi sono aumentate di quasi un 50 per cento raggiungendo le 6mila, mentre a nord, dove erano 16.400 circa, ora se ne contano 13.400, in calo del 18 per cento. La regione più colpita da questo fenomeno resta comunque la Lombardia. Solo in questa regione le case all’asta sono 6mila, in aumento del 12 per cento sul dato di gennaio. Segue il Lazio, dove se ne contano quasi 3mila. (+28,6 per cento) e la Sicilia, che con le sue 2.842 case all’asta si è prodotta in un balzo in avanti del 44,2 per cento. La crescite più preoccupante si registra in Puglia dove sono 1.606, ma in aumento del 78 per cento. Si dimezzano invece le abitazioni all’asta in Veneto, oggi 2.411 contro le 4.348 di inizio anno (-44,5 per cento). È questa la fotografia scattata dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, che riporta tutti con i piedi per terra. A inizio anno infatti si era registrato un calo a livello nazionale del 6,7 per cento e questo lasciava ben sperare. Ma oggi la situazione si è capovolta: le procedure in corso nel Bel Paese sono cresciute del 5,4 per cento e hanno raggiunto le 30.200.
“Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese diviso in due, con un Mezzogiorno che fatica a uscire dalla crisi e un nord che sembra invece in risalita”, commenta Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro studi. Per l’esperto, nel nord Italia, le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stanno apparentemente diminuendo. “Gli istituti di credito – prosegue - sembrano meno aggressivi nei confronti di chi è in difficoltà, perché consapevoli che il valore degli immobili è calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati”.
Le regioni settentrionali si sono dimostrate più reattive nel recepire e nello sfruttare le novità legislative introdotte. “Una su tutte – prosegue – è quella sull’imposta di registro, che ha prodotto un’accelerazione nelle tempistiche di vendita e fatto sì che i nuovi arrivi di immobili sul mercato non compensassero le operazioni andate a buon fine”.
Mezzogiorno e Isole, invece, hanno fatto registrare un incremento tale delle abitazioni in vendita. “Questo è un dato che deve far riflettere – afferma il direttore - Cresce il numero di ùpiccoli imprenditori, artigiani, commercianti che non ce la fanno più e sono costretti a intaccare anche il patrimonio più prezioso: la prima casa”.
Sono soprattutto coloro che hanno un reddito medio-basso a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66 per cento delle abitazioni all’asta ha un prezzo inferiore ai 100mila euro, percentuale che sale addirittura fino all’89 per cento se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100mila e i 200mila euro. Tutti questi immobili muovono un giro d’affari di circa 4,8 miliardi di euro. “È questo il valore finanziario delle transazioni effettuate in questi primi sei mesi dell’anno, di cui circa 4,5 miliardi destinati alle banche”.
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